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“E vennero a trovarci le prime luci del mattino, come se fossero le prime parole di una storia d’amore.”

Emily Dickinson

Italia 2016

Prima che io nascessi non c’era neanche l’idea di me, come quelle albe che non ti aspetti quando fa ancora buio e poi gridi al miracolo appena bucano l’orizzonte. Prima che io nascessi non c’era neanche l’idea di me, e Irina era altrove, con la testa e con il cuore, impegnata (anche se ancora non lo sapeva) a mettere insieme tutti i pezzettini che, un giorno, avrebbero portato alla mia nascita. Sono stati anni diversi, anni in cui la musica, che compone la mia essenza, è rimasta lì, in attesa che lei si accorgesse di nuovo della sua presenza, che tornasse a guardarla con gli occhi spalancati e lucidi degli innamorati. Perché prima, in un prima che pare anni luce da qui, Irina l’aveva studiata, la musica, per un tempo lunghissimo, con quel violoncello tra le braccia a segnare il confine tra lei e l’infinito, con tutte quelle persone, quei progetti, quelle note da suonare, incontrare, vivere, respirare, fino a quando la vita, o il destino, o entrambi, hanno deciso che era tempo di smettere e di fare altro, in uno di quei modi che tolgono il fiato e polverizzano le ossa. E ha fatto altro, Irina, ed è andata altrove, per un tempo altrettanto lunghissimo, prendendosi cura della sua anima così giovane eppure già così antica, prendendo le distanze da quello strumento che bruciava di ricordi, dolore e domande senza risposta. Sul suo percorso di guarigione Irina ha incontrato le discipline olistiche e una nuova consapevolezza di sé, un nuovo modo di vedere le cose e comprenderle, che l’hanno riportata a casa, questa volta per scelta. E a casa, dopo mesi trascorsi in contatto solo con sé stessa, Irina ha ritrovato quelle quattro corde e le dita giuste per suonarle. A casa, Irina ha trovato volti e voci che non potevano pensarla altro da esso, volti e voci che l’hanno spronata, sostenuta e stimolata, volti e voci che le hanno fatto riscoprire la necessità di ululare in riva al lago di Como, vestita di desideri e poesie.

Anche qui, io non ero che alito di vento, un pensiero nascosto tra le pieghe, perché molto ancora doveva compiersi, prima di me.

Cosa fare, dunque, di tutta questa bellezza, di tutta questa urgenza ritrovata e pressante? Chissà cosa avrà pensato, Irina, in quelle notti passate a interrogarsi, quando le fatiche delle mani e della spina dorsale si facevano sentire, quando la fame si faceva solida e tenace, mentre emergeva il bisogno forte di verità condivisa, il bisogno forte di trovare il proprio posto nel mondo attraverso lo strumento, il bisogno forte di allontanarsi da un percorso in cui non riusciva più a riconoscersi. “Vorrei che questo diventasse parte di me nella società – si ripeteva, ascoltando il proprio respiro – perché non mi serve a niente chiudermi nella mia stanzetta, contare le mie gemme e rendere la mia vita luminosa, se dimentico la mia missione reale”. Ne avrà pensate, Irina, ma nel frattempo, si è messa a cercare esempi e risposte laddove non avrebbe creduto mai. Lei, che proveniva da una realtà musicale impostata, classica e rigorosa, si è rivolta alle suggestioni dell’improvvisazione, esplorando un territorio fino ad allora sconosciuto, certa che non avrebbe mai trovato nessuno di simile a lei. E siccome la vita è fatta anche di incontri (e io lo so bene, la mia intera esistenza è votata a questo), sulla strada di Irina è capitato Lucio Franco Amanti, violoncellista napoletano dall’anima cosmopolita, che l’ha incuriosita con le sue composizioni di passaggio tra la classica e il jazz e le ha mostrato, tra lo stupore e la meraviglia, che lei non era affatto sola, ma che quella dimensione era popolata da molti altri individui impegnati nella stessa, eterna ricerca. Fino a quando, proseguendo nella sua opera di mentore, Lucio ha invitato Irina ad un corso organizzato all’interno del Clazz International Music Festival di Arcidosso, in provincia di Grosseto, dove ha preso i primi contatti americani, che le avrebbero presto spalancato porte inattese. Era l’estate del 2016.